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ChatGPT e la poesia all’Unitre

Cari lettori,

ho appena concluso un breve ciclo di appuntamenti all’Unitre Godiasco Salice Terme Rivanazzano Terme Retorbido e credo che tra i giochetti e le chiacchierate con cui ci siamo intrattenuti ce ne sia uno che merita una certa attenzione.

Dal momento che tutti i corsisti avevano fatto in precedenza esperienze di corsi di poesia, creatività, scrittura creativa o letteratura, abbiamo voluto mettere alla prova e valutare l’intelligenza generativa e la sua interazione con le nostre richieste.

Siamo partiti dalla versione 3.5, gratuita, a cui i miei sperimentatori hanno fatto accesso divisi in 4 gruppetti. La prima domanda, concordata insieme, era uguale per tutti: “Ciao! Posso chiederti di comporre una poesia sull’inverno?”

A 3 gruppi su 4 è arrivata come risposta una composizione poetica abbastanza lunga, più o meno di questo tipo:

Nell’aria fredda danza il gelo,

Sotto il cielo grigio, pallido velo.

La terra s’addormenta sotto la neve,

Un silenzio magico tutto l’ambiente avvolge.

Rami spogli, come dita nude,

Sospirano al vento, senza più luce.

Il respiro della natura si fa lento,

Nell’abbraccio gelido di questo momento.

I laghi si celano sotto uno strato di ghiaccio,

E il sole si nasconde dietro un sipario bianco.

Le case si riscaldano con calore domestico,

Mentre fuori il mondo dorme in un sonno antico.

Ma nell’inverno c’è anche la promessa,

Che la primavera presto verrà, senza fretta.

E così, nell’attesa di tempi migliori,

Ci avvolgiamo nei sogni e nei nostri cuori.

ChatGPT 3.5

Il quarto gruppo, per motivi forse legati a una connessione più lenta o forse assolutamente casuali, ha ricevuto invece un componimento molto breve. Nei tre gruppi che avevano ricevuto una risposta di lunghezza simile, abbiamo potuto riscontrare ciò che si nota anche nel brano riportato sopra:

  • un uso irregolare, ma costante di rime e assonanze
  • immagini molto convenzionali e poco originali
  • scelte lessicali senza dubbio da ritoccare perché disarmoniche, stonate, imprecise

A questo punto è arrivata la parte più divertente, vale a dire cercare di guidare l’intelligenza artificiale a migliorare quanto aveva prodotto, facendone una creazione più interessante, meno scontata, magari anche più adatta a rispecchiare un’idea soggettiva di inverno.

Si è rivelato molto facile far inserire altre immagini nella poesia. Tutti hanno giudicato positivamente la cortesia e la disponibilità di ChatGPT, notando che normalmente alla terza o quarta richiesta di correzione un essere umano manifesta insofferenza, mentre la macchina non modifica mai il proprio atteggiamento ricettivo e il tono affabile.

Tutti però hanno notato che la guida umana per la realizzazione del prodotto esteticamente pregevole si rivela indispensabile e deve essere anche una guida esperta e sensibile, se si vogliono ottenere risultati di qualità.

In conclusione, ho aperto ChatGPT 4 e ho provato a fargli una richiesta di metodo: “Se io ti chiedessi di comporre una poesia sull’inverno, quale procedimento seguiresti?”

Per comporre una poesia sull’inverno, seguirei un processo creativo che include vari passaggi. Ecco come procederei:

  1. Raccolta di Idee e Ispirazione: Inizierei riflettendo sulle caratteristiche distintive dell’inverno: il freddo pungente, la neve che ricopre tutto di un manto candido, le giornate corte e le lunghe notti. Cercherei di evocare immagini, suoni, odori e sensazioni associate all’inverno, come il crepitio del fuoco in un camino, l’odore dell’aria fredda, o la sensazione di camminare sulla neve fresca.
  2. Tema e Messaggio: Deciderei il tema o il messaggio principale della poesia. L’inverno può essere simbolo di quiete e riflessione, di solitudine, di rigenerazione in attesa della primavera, o di gioia nelle festività invernali.
  3. Struttura e Stile: Sceglierei una struttura per la poesia, che potrebbe essere una forma classica come un sonetto o un haiku, o una forma libera più moderna. Inoltre, deciderei lo stile e il tono della poesia, che potrebbe variare da contemplativo e serio a giocoso e leggero.
  4. Creazione di Immagini Vivide: Utilizzerei metafore, similitudini e descrizioni sensoriali per creare immagini vivide che trasportino il lettore nell’atmosfera invernale. Ad esempio, potrei descrivere la neve come “un tappeto di diamanti scintillanti” o il silenzio invernale come “un soffice velo che avvolge il mondo”.
  5. Scrittura e Revisione: Scriverei la prima bozza, lasciando fluire le idee. Poi, rivedrei la poesia più volte, migliorando la scelta delle parole, la metrica, la rima (se presente), e assicurandomi che il flusso e il ritmo siano armoniosi.
  6. Riflessione Emotiva: Infine, mi assicurerei che la poesia trasmetta l’emozione o l’atmosfera che desidero evocare, che sia la quiete pacifica di una notte nevosa o l’allegria di un giorno di festa in inverno.

Questo processo è flessibile e può variare a seconda dell’ispirazione personale e dello stile del poeta. Se desideri, posso scrivere una poesia sull’inverno seguendo questi passaggi.

ChatGPT 4

Naturalmente non potevo astenermi dal chiedere di comporre la poesia esplicitando i passaggi.

Certamente! Scriviamo una poesia sull’inverno seguendo i passaggi descritti:

1. Raccolta di Idee e Ispirazione

  • Caratteristiche dell’Inverno: Silenzio dei paesaggi innevati, freddo pungente, alberi spogli, cieli grigi.
  • Sensazioni ed Emozioni: Sensazione di calore e accoglienza all’interno, contrasto con il freddo esterno, sensazione di pace e quiete.

2. Tema e Messaggio

  • Tema Scelto: La quiete e la pace dell’inverno, un momento per riflettere e raccogliersi in attesa della rinascita.

3. Struttura e Stile

  • Struttura: Quattro strofe di quattro versi ciascuna.
  • Stile e Tono: Descrittivo, contemplativo, con un tocco di malinconia.

4. Creazione di Immagini Vivide

  • Metafora per la neve: “un manto di candida quiete”.
  • Descrizione dei suoni: “il silenzio rotto solo dal crepitar del fuoco”.

5. Scrittura e Revisione

  • Bozza Iniziale: Nei campi dorme il gelo, sotto il cielo grigio e spento,
    un manto di candida quiete copre ogni sentiero.
    Tra gli alberi spogli, un respiro profondo e lento,
    il mondo in attesa, in un silenzioso inverno. Nel tepore della casa, davanti al fuoco acceso,
    rifletto sul tempo che lentamente scorre,
    ogni fiocco che cade, un pensiero nel cuore impresso,
    in questa stagione di pace, dove ogni cosa si placa e morre. Fuori il vento sussurra nelle notti più lunghe,
    storie di antichi inverni, di speranze e paure,
    nell’oscurità, luccicano stelle come punte di spillo,
    guide silenziose in questo freddo regno. Ma ogni fine è un inizio, nell’eterno ciclo della vita,
    sotto il peso del ghiaccio, il seme attende il suo momento.
    Nella quiete invernale, la natura lentamente medita,
    sull’avvento della primavera, un nuovo e vivido risveglio.

6. Riflessione Emotiva

  • La poesia trasmette un senso di pace e riflessione, sottolineando la bellezza silenziosa dell’inverno e la promessa di rinnovamento che esso porta.

Questo è il processo che ho seguito per scrivere la poesia sull’inverno. Ogni passaggio contribuisce a costruire l’immagine generale e l’atmosfera della poesia.

ChatGPT 4

Questa è ovviamente la prima risposta, ma direi che si presta:

  • a strutturare con un gruppo si studenti in brainstorming una serie di domande per correggere e migliorare
  • a far valutare agli studenti la risposta fornendo loro una griglia da seguire e richiedendo loro di giustificare la lor valutazione
  • a strutturare con gli studenti una serie di criteri di valutazione da dare in pasto a ChatGPT per giudicare la sua risposta

Dato che le prime due attività sono più tecniche da lezione in classe sulla poesia, mi soffermo sulla terza domanda. Ho provato a dare a ChatGPT questa consegna: “Esamina la tua bozza iniziale a valuta quanto rispecchia questi requisiti: 1) assenza di errori di ortografia, morfologia e sintassi 2) scelta di un lessico musicale 3) coerenza tra immagini di pace e ritmo lento del verso”. Lo so, devo aver giocato sporco e fatto domande troppo difficili, perché si è verificata un’autoassoluzione che neanche il più testone degli studenti… L’ho incastrato chiedendogli ragione di “morre”, ovviamente!

Al prossimo esperimento,

Federica

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E se facesse il mio lavoro meglio di me?

Cari lettori,

Di fronte a chi racconta meraviglie dell’intelligenza artificiale, chi di noi non lo ha pensato almeno una volta?

Nelle scorse settimane vi ho promesso di raccontarvi qualcuno dei miei esperimenti, ed ora è giunto il momento di mantenere la promessa. Con tanto di nuova categoria dedicata, dove potrete recuperare all’occorrenza tutti post di questo tipo, se vi piacciono.

Il primo spunto mi viene dal libro che sto leggendo (regalo di Natale di una cara amica): Il codice della creatività. Il mistero del pensiero umano al tempo dell’intelligenza artificiale di Marcus Du Sautoy (ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8817142038).

Nelle primissime pagine si apre con questa citazione:

È meglio guardarsi dal coltivare delle idee esagerate riguardo alle potenzialità della macchina analitica. Quest’ultima non ha assolutamente nessuna pretesa di originare qualcosa: può fare soltanto ciò che noi gli ordiniamo di compiere.

Ada Lovelace

Il discorso continua con la riflessione, molto attuale, sulla difficoltà di confrontare intelligenza umana e non umana, considerata la difficoltà di definire l’intelligenza umana stessa. E proprio negli anni in cui man mano riusciamo ad acquisire nuove conoscenze sulla mente umana, l’idea di passare dalla programmazione per algoritmi a un tentativo che sia il computer stesso a tracciare dal basso un percorso rischia di generare in noi ulteriori incertezze.

Oggi il codice creato attraverso l’apprendimento delle macchine si sta muovendo in modi sorprendentemente ricchi di intuizione, riuscendo – per esempio – a identificare degli aspetti in precedenza nascosti nelle immagini mediche o investire con scaltrezza sul mercato azionario.

Marcus Du Sautoy

Nella parte dell’anno scolastico in cui si esce dal tunnel dell’immensa correzione di prove, prove di recupero e recuperi dei recuperi, esercizi di consolidamento e chi più ne ha più ne metta, il pensiero che possa esistere una macchina che svolge per noi il lavoro arduo di un confronto oggettivo, sulla base della rispondenza a criteri prefissati, tra elaborati di vari studenti…

Non posso che usare la figura retorica della reticenza per esprimere quel disorientamento, quel misto di speranza (di togliersi il peso di un lavoro onestamente noiosissimo) e di timore (di essere sostituibili in un lavoro di attribuzione di voti che spesso viene purtroppo identificato tout court come la nostra professione) che si è profilato nella parte di me che considero il “docente medio”.

Per fortuna, come sa chi mi conosce personalmente, quella parte di “docente medio” è proprio piccola e debolissima; quindi, ha avuto il sopravvento la curiosità.

Ecco in sintesi i passaggi dell’esperimento:

  • ho preso un set di lavori consegnati dai miei studenti in formato digitale, tutti di circa una cartella
  • ho copiato e dato in pasto a ChatGPT sia le consegne per l’esercizio, sia la griglia di valutazione e gli ho chiesto se poteva valutare degli elaborati di diversi studenti luce di quelle consegne e quelle griglie
  • ottenuta la cortese risposta di questo assistente virtuale (perché, a differenza degli esseri umani, va detto che queste intelligenze artificiali rispondono sempre con grande cortesia e disponibilità) gli ho offerto con un semplice copia e incolla un testo alla volta ottenendo delle risposte sicuramente interessanti, che ho spesso riutilizzato in parte per dare effettivamente il feedback ai miei studenti.

Cosa ha funzionato:

  • sicuramente ChatGPT è stato più tenace e affidabile di me nella lettura di testi ripetitivi e molto simili tra loro, restituendo in breve tempo valutazioni che non si distraevano dagli aspetti fondamentali. Io, al contrario, dopo il decimo testo dello stesso tipo tendo a distrarmi, a perdere di obiettività, a focalizzarmi su aspetti secondari che all’inizio non avevo previsto, a scoprire altre cose che andrebbero valorizzate nei testi. Insomma, confesso apertamente che in un pacco di testi difficilmente riesco a mantenere davvero costanti i parametri di valutazione. Questo anche escludendo gli altri tipici elementi confondenti e bias di valutazione a cui noi insegnanti siamo, volenti o nolenti, sottoposti.
  • la valutazione di ChatGPT, per quanto un po’ fredda, è sempre improntata ad una relazione costruttiva e incoraggiante e anche su questo noi insegnanti abbiamo qualcosa da imparare. La sua struttura è chiara, i punti di forza e di debolezza sono evidenziati in modo tale da offrire agli studenti la possibilità di autovalutarsi e migliorarsi.

Riporto a titolo di esempio la valutazione di un compito articolato in quattro domande sul contenuto di un sito web (in questo caso avevo fornito anche il contenuto del sito web e elaborato in più passaggi di discussione con il mio assistente virtuale un modello di risposte e di valutazione, domanda per domanda):

La risposta alla prima domanda mostra una buona comprensione dell’impatto dell’ICCS sulle statistiche dei crimini, menzionando la standardizzazione e il confronto dei dati. Tuttavia, non è del tutto chiaro se hai compreso la distinzione tra il periodo prima e dopo l’introduzione dell’ICCS, poiché non vengono forniti esempi specifici delle pratiche precedenti al 2015. La menzione di “consistent punishments” (punizioni consistenti) non è tecnicamente corretta, poiché l’ICCS riguarda la classificazione e la raccolta dei dati, non l’armonizzazione delle pene legali. La seconda e la terza risposta sono ben articolate. La quarta risposta si basa su presupposti e richiede una maggiore aderenza ai dati e alle informazioni fornite dall’UNODC. Avresti potuto esaminare altri possibili motivi per i tassi di criminalità, come la qualità dei dati e la denuncia dei crimini, anziché attribuirli solo all’efficacia delle misure di sicurezza.

ChatGPT 4.0

Per compiti abbastanza strutturati e in classi numerose, il vantaggio per l’insegnante è notevole: per me è stato anche molto utile il dialogo preliminare, che mi ha resa anche più attenta fin dal primo compito ad aspetti critici dei materiali che assegno ai ragazzi da esaminare o ai possibili fraintendimenti o a banalizzazioni che i ragazzi possono fare. Di solito sono aspetti di cui mi rendo conto, con stanchezza, alla fine. Anticiparli nell’analisi preliminare mi ha permesso di vederli con maggiore lucidità e obiettività e così di poterli affrontare meglio in classe.

Ho provato anche a usare questo lavoro preliminare per fornire le indicazioni prima dell’elaborazione del compito da parte dei ragazzi, ma ve lo racconterò un’altra volta.

Cosa non ha funzionato:

  • questa procedura semplice ha funzionato bene solo per compiti chiaramente strutturati su materiali ridotti. Quando ho assegnato pdf di più pagine o materiali diversificati non ho ottenuto un risultato soddisfacente, perché il mio assistente virtuale li selezionava un po’ a caso. La soluzione sicuramente c’è e la sto studiando, ma anche questo sarà oggetto di un post specifico.
  • ho scoperto che la correzione di un tipo di compito è meglio farla tutta lo stesso giorno, perché il mio assistente virtuale assomiglia a me in una cosa: distribuendo il lavoro in più giorni, rischia di valutare diversamente i lavori. Tutti i bravi insegnanti sanno di avere questo limite e infatti, quando suddividono in più giorni la correzione di prove, dedicano poi un pomeriggio a rivederle di nuovo per bilanciare eventuali effetti di distorsione legati al fatto che un giorno si può essere più o meno generosi, positivi, clementi rispetto a un altro. ChatGPT, per motivi che ignoro e di cui ho discusso ampiamente con mio marito, senza ancora comprenderli fino in fondo, da un giorno all’altro cambia l’impostazione della valutazione e può offrire responsi impostati diversamente. Magari non diversi nel peso e nella sostanza, ma sicuramente nell’impostazione formale; qualche volta, sorprendentemente, anche nell’attenzione ai criteri di valutazione concordati.

Volete provare anche voi? Seguite il mio esempio di attività semplice: non vi porterà via più di un fine settimana e sicuramente l’esperimento vi arricchirà. Fatemi sapere com’è andata, mi raccomando.

Intanto, buon lavoro di correzione e valutazione a tutti.

Federica

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Interculture postdigitali

Cari lettori,

Su Academia.edu è stato pubblicato proprio in questi giorni un nuovo editoriale di Pier Cesare Rivoltella dal titolo “Quando nasce un nuovo campo di ricerca…”.

In questo breve saggio si parla di un nuovo campo di ricerca proposto da Pasta e Zoletto, quello delle Interculture postdigitali. 

Il rimando bibliografico è al volume Postdigital Intercultures. Interculture postdigitali (EAN 9788828406228) della rivista Scholé, numero 2 del 2023

Il riferimento di contenuto, invece, è a un ambito interdisciplinare che unisce riflessioni pedagogico-interculturali e mediaeducative. Le Interculture Postdigitali spingono ad ampliare la prospettiva di ricerca in ambito pedagogico, considerando l’interazione tra diversità nei contesti educativi e i cambiamenti nei media e linguaggi digitali. I vari contributi nel fascicolo presentano esempi di come questa integrazione può manifestarsi.

In effetti, le nuove frontiere del progresso tecnologico offrono, per chi voglia studiare e mettersi in gioco, meravigliose opportunità di inclusione, di personalizzazione, di arricchimento e potenziamento della capacità di literacy (non solo digital literacy,  ma tutte le varianti di alfabetizzazione e acquisizione di competenze a cui ormai si estende l’applicazione di questo termine).

Pensiamo a quanto l’integrazione dei media digitali nei contesti educativi offra opportunità uniche per rendere l’apprendimento più interattivo e coinvolgente, ma anche a quanto la tecnologia permetta fruizioni con ritmi diversi, individuali o collaborative a seconda delle necessità. Possiamo spingerci a considerare anche quanto la tecnologia faciliti il confronto tra linguaggi diversi, offrendo a chi coglie questa sfida delle risorse per analizzare criticamente che erano fino a un decennio fa inimmaginabili.

Di fronte a tanta ricchezza, sempre ben evidenziata negli studi accademici come quello sopra citato, mi prende sempre un briciolo di sconforto nel vedere che invece i mezzi di comunicazione di massa e spesso, ahimé, anche le programmazioni scolastiche, si concentrano solo sui cosiddetti “pericoli”. Sicuramente è vero che l’’integrazione dei media digitali pone anche sfide etiche e preoccupazioni per la sicurezza digitale. È fondamentale, senza dubbio, educare gli studenti all’uso responsabile dei media digitali e alla protezione della loro privacy online. Così come è sempre fondamentale nella scienza e nella tecnologia non perdere di vista l’etica che deve guidare ogni innovazione umana.

Ma là dove la ricerca pedagogica esiste, non si può trascurarla per fare una mera cronaca, talvolta anche troppo enfatizzata, dei casi problematici.

Dovremmo forse tutti quanti leggere un po’ più saggi pedagogici (di Rivoltella e di altri) e un po’ meno news.

Ecco un altro buon proposito da formulare per il 2024,

Federica

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Una guida preziosa

Cari lettori,

oggi voglio segnalarvi una guida preziosissima, che mi è stata proposta dalla newsletter di Treccani – Edulia e potete scaricare anche voi qui:

https://corsi-scuola.edulia.it/wp-content/uploads/2023/12/Guida_IA_Scuola_Edulia_Treccani_Scuola.pdf?mc_cid=12335dbd70&mc_eid=b38209fe5c

Edulia Treccani scuola è un significativo progetto di formazione per docenti e studenti, in cui si fondono la tradizione culturale dell’Enciclopedia Treccani, e l’innovazione digitale. La guida “Usare l’Intelligenza Artificiale generativa a scuola” di Edulia Treccani Scuola offre diversi capitoli che possono essere particolarmente interessanti. Per me che insegno italiano e lingua e letteratura latina, sono sicuramente importanti:

  1. “GenAI: cos’è l’IA generativa” – Fornisce un’introduzione essenziale ai concetti di base dell’intelligenza artificiale generativa, utile per comprendere come sfruttarla in ambito educativo.
  2. “I Prompt” – Spiega come formulare richieste efficaci ai sistemi di IA, una competenza fondamentale per utilizzare questi strumenti in modo produttivo in classe.
  3. “Insegnare con l’IA – Italiano” – Anche se focalizzato sull’italiano, questo capitolo può offrire spunti utili per applicare l’IA all’insegnamento delle lingue classiche, come il latino, soprattutto in termini di analisi testuale e sviluppo di competenze linguistiche.

Questi capitoli possono fornire al docente di lingua e letteratura latina nuove prospettive e strumenti per integrare l’IA nella didattica, migliorando l’engagement degli studenti e arricchendo il processo di apprendimento.

Nel prossimo post, invece, vi racconterò come si può trasformare chatGPT in un validissimo assistente per la correzione dei compiti online.

Alla prossima!

Federica

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idee

Umiltà intellettuale

Cari lettori,

La mia giornata è iniziata con una piacevole scoperta: aprendo la posta elettronica, mi sono imbattuta nella newsletter di

Good Morning Italia

che oggi apriva con un tema che ha catturato la mia attenzione: l'”umiltà intellettuale”. Recentemente portata alla ribalta da Jeff Bezos, fondatore di Amazon, durante un podcast, l’umiltà intellettuale è stata definita da lui come la qualità più importante per il successo.

Ma non solo Bezos ne parla. L’umiltà intellettuale è un argomento chiave anche in psicologia, dove gli esperti stanno esplorando i suoi effetti positivi sulla società. Descritta come la capacità di riconoscere e accettare i limiti della propria conoscenza e dei pregiudizi, questa qualità può essere valutata attraverso due domande semplici ma profonde: “Pensi di avere sempre ragione?” e, se no, “In quali situazioni credi di sbagliare?”. Le risposte offrono un’indicazione preziosa sul grado di umiltà intellettuale di una persona.

Queste domande sono sicuramente utili in qualunque professione, ma rivestono un ruolo chiave nella relazione educativa.

Certo, l’umiltà può essere un’arma a doppio taglio e va padroneggiata a dovere, come ci ricorda Rita Minello nel suo contributo Incidenza delle virtù epistemiche e del carattere nell’educazione dei talenti, sulla Rivista internazionale di Scienze dell’educazione e della formazione, Anno XVI • Numero 2 • 2018.

Recentemente il

Journal of Research in Personality ,Volume 104, June 2023, 104373

ha segnalato un interessante studio condotto su due virtù caratteriali, l’umiltà intellettuale e la compassione, in un intervento online di tre mesi. Questa ricerca ha dimostrato che l’umiltà intellettuale può essere allenata e migliorata: un’osservazione stimolante che sottolinea come la motivazione possa influenzare positivamente i nostri tratti caratteriali, se si agisce nella direzione del cambiamento volitivo.

Questo tema riecheggia i classici buoni propositi di inizio anno, o, per gli studenti, di fine quadrimestre. Non trovate?

Mentre ciascuno di noi riflette sui cambiamenti necessari nella propria vita, vi auguro un felice 2024 e vi invito a restare sintonizzati per la prossima puntata del blog.

Cordiali saluti,

Federica

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Una newsletter e un piccolo bottino

Cari lettori,

Oggi mi sono dedicata all’esplorazione di una newsletter a cui mi sono abbonata da un po’, ma che nei mesi scorsi non ero riuscita a leggere con la dovuta concentrazione. Si tratta di una vera miniera di riflessioni utili e pertanto inizio subito con il rimando al suo autore e al link per iscrivervi, se siete interessati ad un approfondimento in lingua inglese.

La newsletter si intitola “Educating AI” e l’autore è Nick Potkalitsky, che si presenta come un formatore innovativo che sviluppa metodi e approcci didattici sensibili all’intelligenza artificiale per le scuole di oggi.

Lo potete trovare, qui, sulla piattaforma Substack: https://substack.com/@nickpotkalitsky

Nel suo ultimo post, che si intitola “Navigating New Frontiers: The Intersection of AI and Innovative Assessment Strategies”, Nick intervista Nathan Shields, insegnante di Sociologia dell’Ohio.

Secondo Nathan, gli insegnanti possono utilizzare l’intelligenza artificiale (AI) in aula per:

  1. Aiutare gli studenti a trovare informazioni rapidamente, senza dipendere dalle strategie di “ricerca intelligente” utilizzate nei motori di ricerca ordinari.
  2. Creare momenti didattici per la verifica delle informazioni, evidenziando i limiti dell’AI generativa nell’offrire informazioni accurate.
  3. Creare schemi per compiti, domande e attività quando sono a corto di idee. La “toolbox” dell’AI generativa e la vasta biblioteca di documenti di formazione offrono un modo più efficiente per produrre attività e risorse educative semplici e, con la modifica, complesse.
  4. Fornire un feedback di base sui lavori scritti digitalmente degli studenti per accelerare il processo di feedback, se necessario. Tuttavia, questo non è considerato un uso altamente efficace o credibile dell’AI generativa.

D’altro canto, gli insegnanti che temono la copiatura da parte degli studenti possono rispondere all’AI:

  1. Essendo aperti su come gli strumenti AI potrebbero beneficiare i loro studenti.
  2. Raccogliendo campioni di scrittura dagli studenti regolarmente, separati dalla digitazione digitale, o come parte di un esercizio di “digitazione dal vivo”. In questo modo, si ha abbastanza informazioni di base per sapere se un significativo miglioramento nella capacità di scrittura in inglese dovrebbe essere sospetto o meno.
  3. Usandola loro stessi in modi professionali e per uso personale.
  4. Chiedendo ai loro dirigenti formazione professionale sugli strumenti AI.
  5. Essendo chiari e diretti con gli studenti su quali compiti possono o non possono, dovrebbero o non dovrebbero utilizzare strumenti di generazione AI, e fornire ragioni autentiche che si collegano agli obiettivi pedagogici.

Inoltre, l’articolo discute l’uso di compiti e valutazioni “resistenti all’AI”, come chiedere agli studenti di trovare immagini, citarle e poi spiegare perché dettagli specifici di queste immagini si riferiscono a un termine del vocabolario, modificando il modello di acquisizione del vocabolario di Frayer.

Si suggerisce inoltre di aumentare la profondità e la complessità dei compiti, senza necessariamente aumentarne la lunghezza, di fornire agli studenti vari metodi alternativi per consegnare i prodotti del lavoro oltre al saggio tradizionale, e di aspettarsi che i compiti si basino l’uno sull’altro o si colleghino tra loro nel corso di un trimestre, rendendo più difficile per l’AI generativa produrre lavori pertinenti.

Questi primi suggerimenti di partenza mi sembrano già un bel malloppo su cui interrogarsi e cominciare a lavorare. In verità, su qualcosa ho già fatto esperimenti, ma ve li racconterò in un prossimo post.

Alla prossima puntata,

Federica

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Insegnanti e AI: sfida all’O.K. Corral?

Cari lettori,

Il periodo di pausa natalizia offre spesso un pochino di tempo in più per documentarsi e riflettere su temi che attirano la nostra attenzione e di cui magari si parla tantissimo, avendo, purtroppo, troppo spesso informazioni sommarie.

Il rapporto tra intelligenza artificiale e scuola è molto presente sul web, o in generale sui media, in una versione semplicistica che spazia dai timori più ostinati nei confronti della tecnologia agli accenti ottimistici nutriti di spirito rivoluzionario. A volte sembra quasi di intravedere una prospettiva da duello western, in attesa di uno scatto e un passo falso della fazione opposta.

Per cercare di mantenere un equilibrio tra questi estremi, che giudico ugualmente pericolosi, presenterò d’ora in poi pillole di riflessione costruite di volta in volta su una fonte autorevole e specifica.

Questi post verranno inseriti nella categoria “idee”.

Oggi inizio con l’esame di un corposo pdf, dal titolo

Artificial Intelligence
and the Future of
Teaching and Learning

Insights and Recommendations

dell’ Office of Educational Techonology, Department of Education degli Stati Uniti

Il documento “Artificial Intelligence and the Future of Teaching and Learning” esplora l’impiego dell’intelligenza artificiale (IA) nell’ambito dell’istruzione, affrontando opportunità, sfide e raccomandazioni. Discute l’importanza di integrare l’IA nell’educazione in modi etici ed equi, ponendo l’accento sull’importanza del coinvolgimento umano (human in the loop) nelle decisioni educative. Il documento analizza vari aspetti dell’IA, tra cui l’adattabilità nell’apprendimento, il supporto all’insegnamento, la valutazione formativa, e la ricerca e lo sviluppo. Si concentra su temi come la privacy dei dati, l’equità, la trasparenza e la sicurezza nell’uso dell’IA in ambito educativo. Infine, presenta raccomandazioni specifiche per guidare lo sviluppo e l’implementazione di politiche e strumenti basati sull’IA nel settore dell’istruzione.

Se lo volete leggere anche voi, lo trovate qui: https://www2.ed.gov/documents/ai-report/ai-report.pdf

Ora, per non rendere questo post troppo lungo e noioso, vi proporrò una breve pillola, nella traduzione che ne ho fatto e che spero possa aprire un primo momento di riflessione sulle nuove frontiere della professione docente.

Il paragrafo si trova a pag. 25 del pdf che ho citato e si intitola “Always Center Educators in Instructional Loops”, che potremmo tradurre “Mettere sempre al centro gli insegnanti nei processi di insegnamento”.

Per avere successo con l’IA come miglioramento dell’apprendimento e dell’insegnamento, dobbiamo sempre mettere al centro gli educatori (ACE). In pratica, praticare l'”ACE nell’IA” significa mantenere una visione umanistica dell’insegnamento in primo piano. L’ACE porta il Dipartimento a rispondere con sicurezza “no” alla domanda “l’IA sostituirà gli insegnanti?”. L’ACE non si limita a rendere più semplice il lavoro degli insegnanti, ma consente anche di fare ciò che la maggior parte degli insegnanti desidera fare. Ciò include, ad esempio, una comprensione più approfondita dei loro studenti e la possibilità di avere più tempo per rispondere in modo creativo ai momenti di insegnamento.

Naturalmente, per avviare questa riflessione, noi insegnanti dobbiamo porci due domande chiave:

  • quanto desideriamo veramente comprendere i nostri studenti e il loro apprendimento?
  • quanto ci interessa la dimensione creativa nella nostra progettazione didattica?

Con questa impostazione maieutica per oggi vi lascio. Lungo il cammino dei prossimi post avremo occasione di trovare anche delle risposte, forse.

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Tempi digitali, anche per Save the Children

Cari lettori,

questa volta inizio subito con il link:

https://atlante.savethechildren.it/

Oggi vorrei, infatti, condividere con voi le mie riflessioni sull’Atlante “Tempi Digitali” di Save the Children, un’opera a cura di Vichi De Marchi, che ci immerge in un’analisi profonda dell’era digitale, con un focus particolare sulle disuguaglianze che ne derivano.

L’Atlante sottolinea un punto di svolta cruciale: l’era della pandemia di Covid-19, che ha rivelato come la tecnologia digitale sia diventata una componente insostituibile della nostra esistenza​​. Tuttavia, questo cambiamento non è stato uniforme per tutti. Mentre alcune famiglie hanno beneficiato dell’accesso alla tecnologia per l’istruzione e il lavoro a distanza, altre hanno dovuto affrontare l’assenza di tali risorse, evidenziando un netto divario digitale​​.

Uno dei dati più sorprendenti riguarda l’uso degli smartphone tra i bambini, anche in età molto precoce, un fenomeno che è aumentato in modo significativo durante la pandemia​​. L’Atlante ci mostra come i giovani utilizzino i social media per informarsi e formarsi, nonostante le sfide legate alle fake news e alla qualità dell’informazione​​.

È evidente che viviamo in un mondo di “luci e ombre” digitali. La tecnologia ci offre opportunità senza precedenti per l’informazione, l’espressione personale e l’educazione. Tuttavia, può anche rappresentare un terreno fertile per pericoli e insidie, specialmente per la democrazia e la libertà di informazione​​.

In conclusione, l’Atlante “Tempi Digitali” ci invita a riflettere su come possiamo utilizzare la tecnologia per creare un mondo più unito e meno diviso. È un invito a considerare la tecnologia non solo come uno strumento, ma come un fattore cruciale che modella la nostra società e il futuro dei nostri bambini.

Se poi vi può interessare, a pagina 177 della versione pdf scaricabile trovate anche un mio modestissimo contributo sulla formazione dei docenti.

La versione pdf si scarica da qui:

https://s3.savethechildren.it/public/files/uploads/pubblicazioni/xiv-atlante-dellinfanzia-rischio-tempi-digitali.pdf

Spero che queste riflessioni vi stimolino a pensare al ruolo che la tecnologia gioca nella scuola, nelle nostre vite e nelle vite dei nostri figli. Vi incoraggio a leggere questo illuminante report per una comprensione più profonda dell’era digitale in cui viviamo.

Con affetto,

Federica

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SELFIE: Uno strumento innovativo per guidare le scuole nell’era digitale

Cari lettori,

Oggi vorrei parlarvi di un’iniziativa molto utile che sta emergendo nel panorama educativo europeo: il progetto SELFIE. Lo considero uno strumento rivoluzionario per le scuole che desiderano orientarsi efficacemente nella transizione al digitale. Ecco perché questo è il primo post della categoria “cose belle”.

SELFIE, sviluppato dalla Commissione Europea in collaborazione con un panel di esperti e operatori del settore educativo, è un tool online gratuito che consente alle scuole di valutare il proprio uso delle tecnologie digitali. Questo strumento permette alle istituzioni di ottenere una “fotografia” precisa del proprio stato attuale nell’ambito digitale, considerando le opinioni di insegnanti, studenti e dirigenti scolastici o, come abbiamo scelto di fare nella mia scuola, intero staff. È una risorsa preziosa per iniziare un dialogo costruttivo all’interno della scuola su possibili aree di miglioramento e monitorare i progressi nel tempo​​. Dai dati che emergono si può valutare anche quanto la comunità sia consapevole degli sforzi compiuti fino ad ora: a volte staff e dirigenza fanno molto, ma non sempre il resto della comunità scolastica ne è conscio, ed è molto utile andare alla ricerca delle falle organizzative e di comunicazione che possono indebolire molto i processi già avviati.

Attraverso una serie di domande mirate, SELFIE misura l’efficacia dell’uso delle tecnologie digitali nell’insegnamento e nell’apprendimento. Le scuole hanno la libertà di personalizzare lo strumento per adattarlo meglio al loro contesto specifico, rendendo il processo di valutazione estremamente pertinente e utile​​. Il pannello di configurazione prevede la progettazione del questionario nelle tre varianti sopra indicate con una serie di domande standard a cui si possono aggiungere altre a scelta della scuola. Per ogni categoria viene fissato il numero massimo di compilatori ed è indicato su questa base il numero minimo di compilazioni necessario per rendere il monitoraggio attendibile.

La compilazione si deve svolgere entro una finestra di tempo che viene determinata in fase di configurazione e solo quando il termine ultimo sarà scaduto verrà generato automaticamente un report, che si può ricevere via email in pdf o scaricare in formato excel.

Uno degli aspetti più importanti di SELFIE è la sua attenzione alla privacy e alla sicurezza dei dati. Nessun dato personale viene raccolto e tutte le risposte sono anonime, assicurando che la privacy degli individui sia sempre protetta. Ogni scuola è proprietaria del proprio rapporto SELFIE, che può condividere o meno a propria discrezione. Questo livello di riservatezza e controllo rende SELFIE uno strumento affidabile e rispettoso delle normative sulla privacy​​.

Per incentivare la partecipazione, al termine del questionario si può scaricare un attestato (per cui si richiedono nome e cognome ovviamente, ma dopo che il questionario è stato inviato in forma anonima) che certifica la partecipazione come occasione di autoformazione.

La compilazione del questionario nella sua forma base richiede meno di mezz’ora e si tratta quindi di un piccolo sforzo per la comunità scolastica.

In conclusione, ritengo che SELFIE sia un passo avanti significativo per le scuole che ambiscono a integrarsi pienamente nell’era digitale. Offre un metodo standardizzato a livello europeo per valutare e migliorare l’innovazione digitale, fornendo una guida chiara e concreta per gli istituti scolastici che desiderano rimanere all’avanguardia in un mondo in rapida evoluzione.

Invito tutte le scuole a esplorare le possibilità offerte da questo strumento e a considerarlo come un alleato nel loro percorso verso l’innovazione digitale. Qui il link:

SELFIE | Home (europa.eu)

Questa volta vi lascio con una proposta concreta e non con una serie di domande, almeno fino al prossimo post,

Federica

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Forze: una categoria tutta per noi

Cari lettori,

Oggi sono entusiasta di presentarvi una nuova categoria del nostro blog: “Forze”. Questa rubrica sarà dedicata alle brevi interviste con coloro che dedicano la loro energia a rendere la scuola un luogo migliore e più innovativo.

In “Forze”, troverete storie di insegnanti, educatori, studenti e tutti coloro che, con il loro impegno quotidiano, contribuiscono a costruire un futuro educativo luminoso e stimolante. Questa categoria non avrà una cadenza fissa, poiché si alternerà a post sulle altre categorie del blog, che presenterò nei prossimi articoli.

Ho scelto il nome “Forze” al plurale per sottolineare l’importanza della collaborazione nel mondo dell’educazione. In campo scolastico, i successi non derivano da un singolo sforzo, ma dalle sinergie create da molteplici contributi. Le storie che condividerò qui sono testimonianze della ricchezza che nasce dall’unione di diverse forze e prospettive.

Vi invito a seguire questa rubrica per scoprire insieme le voci e le esperienze di chi lavora ogni giorno per una scuola sempre più inclusiva, creativa e aperta al cambiamento.

A presto,

Federica